La tesi che vede Torino come la “città del jazz” non deriva tanto dallo storico concerto di Louis Armstrong del 1935, quanto piuttosto dal vivace interesse espresso nei confronti di questa musica da parte di numerosi autentici appassionati.

Infatti, questa città aveva iniziato a interessarsi alla musica afroamericana in tempi ancora più remoti, accrescendo esponenzialmente il numero di appassionati e collezionisti.

Molti di loro si trasformano poi in musicisti dilettanti, ma la straordinaria passione di questi entusiasti conoscitori li porta spesso a suonare a un livello che non teme il confronto con i loro beniamini d’oltreoceano, dei quali conoscono tutti gli assoli più famosi.

Torino si vanta di essere stata la prima città in Italia ad avere un hot club.

La data esatta non è certa, ma sembrerebbe il 1934.

Certo è che Ezio Levi e Giancarlo Testoni, nel loro libro Introduzione alla vera musica jazz del 1938, ricordano che all’epoca un’associazione jazz hot ebbe come promotore Alfredo Antonino, grossista di macchine da scrivere, che si reca spesso negli Stati Uniti. Durante i viaggi sui transatlantici e una volta sbarcato a New York, impara ad apprezzare il jazz.

Antonino dispone di una discoteca personale invidiabile per l’epoca (costituita da diversi 78 giri), organizza audizioni e ascolti pubblici e, dal ritrovo del Caffè Crimea, diffonde il verbo della musica americana in Italia.

Dal libro Torino, la città del jazz di Marco Basso, giornalista de La Stampa.

 

Il calendario 2025 che vi propongo è un modo per ricordare le nostre radici.

Pochi sanno quanto Torino sia stata importante nel panorama musicale, in particolare nel Jazz.

Attraverso questo progetto, intendo diffondere le ricerche che ho svolto, tra internet e vari libri

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